L’associazione delle donne al tempo dei social

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L’ASSOCIAZIONE DELLE DONNE AL TEMPO DEI SOCIAL

Articolo della Dott.ssa Mariangela Finamore.

 

Elena Albanese è una giovane donna con due figli che si ritrova diagnosticata, da un giorno all’altro, una patologia che sembra essere sconosciuta.

Per andare a fondo prenota una semplice visita ginecologica durante la quale il medico nota che, alzandosi dal lettino, la paziente presenta nell’addome quella che in gergo viene chiamata “cresta”, ovvero una protuberanza longitudinale che altro non sono che gli intestini usciti dalla loro sede naturale a causa della distanza patologica tra i muscoli retti addominali. A seguito della diagnosi di diastasi addominale lo sconforto è immediato, Elena è terrorizzata, sapere che il suo intestino a seguito di un normale sforzo venga sollecitato in maniera innaturale la destabilizza.

Tornata a casa con la sua diagnosi la paziente si mette al pc alla ricerca di maggiori informazioni su quella patologia che fino a poche ore prima non sapeva esistesse, e che ora invece la turba. Dopo numerose ricerche concluse con un nulla di fatto, Elena riesce finalmente a trovare alcuni medici che pare conoscano la diastasi dei retti addominali, una patologia che per essere curata necessita di un intervento chirurgico.

I chirurghi interpellati possono operare Elena, ma il costo dell’intervento è ben al di sopra delle sue possibilità economiche e assieme allo sconforto della consapevolezza di soffrire di una patologia molto fastidiosa e per alcuni tratti invalidante, si unisce la frustrazione di non poter vedere risolti i disagi funzionali ed estetici legati alla separazione dei muscoli retti dell’addome.
Ma abbattersi non è una caratteristica del carattere di Elena, che continua a cercare un chirurgo che la possa aiutare e dopo varie ricerca lo trova, trova un medico esperto che è già intervenuto eliminando il problema di altre donne affette da questa patologia.

È breve la distanza che la separa dall’ospedale e dal fare una visita completa che le darà la conferma di essere affetta da un problema legato con ogni probabilità alle sue gravidanze, che non hanno permesso al suo fisico e ai muscoli di tornare nella posizione originaria dopo il parto. La sua vita cambia, il chirurgo la mette in lista con il Servizio Sanitario Nazionale per essere operata, con la consapevolezza che starà in sala operatoria per almeno tre-quattro ore intubata in anestesia totale e con la necessità di effettuare un taglio che segnerà orizzontalmente il suo ventre da anca ad anca.

All’interno dell’addome sarà necessario suturare i retti addominali da sterno a pube, con tutte le conseguenze di un intervento chirurgico delicato e una riabilitazione che richiederà attenzione e pazienza. Elena decide che deve operarsi, deve farlo per stare meglio, per far scomparire il mal di schiena, l’incontinenza urinaria e gli altri fastidi che una muscolatura addominale debole le comporta. Deve operarsi per non avere il disagio di una pancia perennemente gonfia che suscita sempre curiosità, deve operarsi perché ha il dovere di stare bene, lo deve in primis a sé stessa e anche alla sua famiglia.

Dalla decisione all’intervento passa solo un mese, 30 giorni di ansia mista alla felicità di aver dato un nome ad una serie di problemi che la fanno stare male ogni giorno. La paura addirittura le fa pensare di scappare dalla sala operatoria per non lasciare soli i suoi bambini, ha il terrore di non svegliarsi dall’anestesia ma il bisogno di stare bene è più forte e Elena si addormenta fidandosi di sé stessa e del suo chirurgo, che le ha consigliato l’intervento in giovane età per ridurre le complicazioni del post operatorio.
La convalescenza non è stata semplice, la continua paura di una recidiva e la necessità di riposo hanno fatto dubitare spesso Elena di aver fatto la scelta giusta. Dubbi naturali, che turbano ogni donna a seguito di una decisione e di un cambiamento così importanti. Due mesi senza poter prendere in braccio i propri figli e senza fare nessun altro sforzo hanno costretto Elena a pensare e a riflettere.

PERCHè I SOCIAL

Quante donne soffrono di diastasi dei retti addominali senza poter dare un nome ai disagi quotidiani che vivono? Da questa consapevolezza Elena si fa coraggio e decide che deve dare una mano alle persone che, soprattutto dopo il parto, non vengono assistite e tutelate, che hanno una patologia che nessuno riconosce loro, che soffrono di mal di schiena, dolori addominali ed incontinenza senza poter dare un nome alle loro sofferenze quotidiane.

La missione di Elena è quindi la divulgazione, vuole che tutte le donne che si vedono gonfie a mesi o anni di distanza dal parto, non importa se cesareo o naturale, possano smettere di sentirsi dire solo che devono dimagrire e fare ginnastica, perché sa cosa vuol dire parlare con medici che non conoscono la patologia e che quindi minimizzano i sintomi della diastasi addominale associandoli semplicemente ad un aumento ponderale dovuto alla gravidanza.
Spesso i chirurghi incontrati da Elena avevano il solo scopo di operarla privatamente per far diventare la patologia una fonte di guadagno, negando la possibilità di un intervento a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Troppe volte ha capito che non c’era la competenza necessaria a compilare una prescrizione medica per fare richiesta di una ecografia addominale, necessaria per diagnosticare la presenza di diastasi dei retti.

Per dare voce alla diastasi addominale e alle donne che ne soffrono sarebbe semplice aprire uno sportello informativo con lo scopo di divulgare la patologia, ma in questo modo si riuscirebbe ad arrivare a tutte le donne che soffrono di questo patologia ancora poco conosciuto?

A questa domanda Elena ha risposto aprendo, nel giugno 2017, il gruppo Facebook “Diastasi Donna” al quale hanno fatto seguito poi una serie di canali social dedicati alla divulgazione della patologia, in modo da poter arrivare in ogni angolo del paese, dell’Europa e pensando in grande anche del Pianeta. Perché la forza di internet e dei social network è proprio questa, la divulgazione immediata dei contenuti e delle possibilità che abbiamo di risolvere i disagi legati ad una parete addominale non più in grado di fare il suo lavoro.

Il successo dell’iniziativa è immediato, le richieste di iscrizione sono numerose e si presenta subito la necessità di verificare chi siano queste donne ponendo loro delle domande necessarie all’approvazione della loro richiesta di presenza nel gruppo. Ad oggi le donne iscritte al gruppo Facebook Diastasi Donna sono più di diecimila e alla realtà dei social viene affiancata un’Associazione che si occupa di trovare chirurgi intenzionati ad operare grazie al SSN.

Elena nel campo diventa una personalità, un punto di riferimento per le donne e per i medici che si interessano ogni giorno di più della patologia, che decidono di aiutare e sostenere le donne e l’associazione e di combattere affinchè l’intervento venga sostenuto dal Servizio Sanitario Nazionale in un numero sempre maggiore di Regioni e di ospedali. Negli studi medici e nelle sale d’aspetto di chirurghi e ginecologi iniziano a comparire le locandine di Diastasi Donna, e le persone che chiedono informazioni vengono indirizzate all’Associazione per ricevere sostegno ed essere guidate nel percorso che porta alla rinascita fisica e psicologica delle pazienti.

Elena così si circonda di persone che la vogliono aiutare e che sposano la causa di Diastasi Donna ODV®, che giornalmente seguono le donne che si sentono smarrite fino all’intervento e anche durante la degenza e la convalescenza, perché i legami che nascono da questo percorso non si spezzano una volte uscite dalla sala operatoria.

Anche il Parlamento apre le porte a Diastasi Donna ODV®, partono delle interrogazioni alla Camera dei Deputati per far rientrate l’intervento di chiusura dei retti addominali nelle patologie riconosciute dal Servizio Sanitario Nazionale in tutte le Regioni Italiane.

GLI EVENTI

Per la divulgazione della patologia c’è bisogno di aggregazione e gli eventi sono un ottimo canale di condivisione.

Per questa ragione vengono organizzati pomeriggi di Fitness dedicati a chi soffre di diastasi e ha necessità di allenarsi seguendo degli esercizi specifici che non danneggino ulteriormente la parete addominale, momenti di condivisione con ostetriche e ginecologi che parlando della patologia hanno sostenuto le donne e le hanno invitate ad effettuare visite specialistiche necessarie alla corretta diagnosi post parto e per un adeguato sostegno anche in gravidanza.
Ad oggi Diastasi Donna è una ODV, una Organizzazione di Volontariato registrata che in Regione Lazio è entrata a far parte del settore Sanità, una Associazione a 360 gradi che mediante eventi e post informativi sui social segue e sostiene le donne affette dalla patologia.

Sfruttando la rete social Diastasi Donna ODV® è arrivata nei paesi più remoti e grazie alla campagna “Doniamo un sorriso in Africa” ha raccolto i fondi necessari a garantire l’intervento di chiusura dei retti addominali lì dove questi interventi non arrivano. Grazie a questa iniziativa una donna africana mamma di 5 figli ha riacquistato la sua salute con il sostegno di un chirurgo plastico e della Onlus “Cute Project”.
L’obiettivo di Elena e della sua Associazione è finalmente raggiunto, la donna viene operata di diastasi addominale e si riprende la sua vita grazie alla solidarietà e all’informazione a portata di click.

COME AIUTARE DIASTASI DONNA ODV®

Elena e le volontarie che lavorano giornalmente con lei hanno bisogno di sostegno per mandare avanti questa grande associazione di donne, così definita da molte persone.

Per aiutare l’associazione basta devolvere il 5×1000 mettendo il codice fiscale dell’Associazione o fare una donazione.

DIASTASI DONNA ODV® HA BISOGNO DI VOI