Manovra di Kristeller

Manovra di Kristeller? No Grazie!

La manovra di Kristeller è una manovra ostetrica eseguita durante il parto in contemporanea con la contrazione. Consiste nell’applicazione di una spinta a livello del fondo dell’utero con lo scopo di facilitare l’espulsione della testa fetale in fase espulsiva avanzata.
Spesso si ricorre a tale manovra, decisamente poco piacevole per la partoriente e di dubbia efficacia ai fini del buon esito del parto, quando la mamma magari un po’ stanca, poco lucida dopo le ore di travaglio o magari sotto l’effetto dell’analgesia epidurale non riesce a effettuare le “famose” spinte in maniera efficace.  

Anche se considerata da molti come “aiuto” che viene offerto alla mamma, questa manovra apporta più effetti negativi che positivi tra i quali : 

  • ricorso a una episiotomia importante;
  • lacerazioni della vagina e del perineo;
  • distacco della placenta con conseguente sofferenza fetale;
  • contusioni a carico dell’utero;
  • diastasi dei retti addominali con relative conseguenze funzionali (mal di schiena, difficoltà digestive, incontinenza urinaria) ed estetiche (pancia perennemente gonfia, atonica)
  • rottura dell’utero con conseguente emorragia.

Per quanto riguarda gli eventuali effetti positivi apportati da tale manovra, la letteratura scientifica è d’accordo nel sostenere che non c’è nessun nesso tra la sua esecuzione e una maggiore efficacia delle spinte nella fase espulsiva del parto. 

SPESSO LA DONNA NON È IN GRADO DI DECIDERE

Purtroppo però, può capitare che durante il parto la donna non sia in grado di decidere in maniera chiara e lucida quando le viene proposto di intervenire con la manovra di Kristeller (per via del naturale meccanismo biologico-ormonale alla base del parto), inoltre capita che non venga nemmeno interpellata: la si esegue e basta.
Il diritto al consenso informato, in questi casi, è assolutamente ignorato e calpestato, sia perché non c’è un effettivo consenso (a fronte dell’assenza di una domanda di assenso o diniego), sia perché lo stesso consenso è tutto fuorché informato (cito, a titolo di esempio non esaustivo, l’argomentazione “è solo un aiutino per aiutare il bambino ad uscire”).

Ricordiamo che, in base all’articolo 2 della nostra Costituzione “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana“.
A tal riguardo esiste una letteratura scientifica (a partire dalle indicazione dell’OMS che la annovera tra le violenze ostetriche) che dichiara la pericolosità della pratica, un tipo di rischio che è associato all’utilizzo generalizzato, spersonalizzato e diffuso della medesima. Non a caso, in molti paesi è stata eliminata dalle procedure ginecologiche (ad esempio nel Regno Unito).

In Italia non esistono dati certi sul numero di parti in cui viene eseguita. L’esecuzione della manovra dovrebbe essere annotata sulla cartella clinica, come indicato dalle linee guida di tutte le strutture ospedaliere, ma spesso capita che la sua trascrizione venga omessa.

È NECESSARIO ESSERE INFORMATE

Alla luce di quanto emerso finora è chiaro che una campagna informativa accessibile a tutte le mamme in attesa riguardo a tutte quelle pratiche, considerate dall’OMS come violenze ostetriche, sarebbe un ottimo punto di partenza per fornire loro degli strumenti pratici ed efficaci per opporsi a tali trattamenti, che nel tempo si sono dimostrati anche inefficaci (rientrano in questa categoria di interventi non necessari e inefficaci anche l’episiotomia e la rottura delle membrane).
Un altro strumento valido potrebbe essere rappresentato da un percorso di preparazione al parto durante il quale la donna in gravidanza possa scoprire delle strategie per affrontare attivamente e con positività il travaglio senza subirlo, collegare la sua mente focalizzando la sua concentrazione sulle strutture che avranno un ruolo da protagoniste durante il parto (colonna lombare,bacino, perineo) acquisendo così consapevolezza e fiducia nelle proprie capacità di partorire.

Maria Marinaro Fisioterapista

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