Finalmente è arrivato il giorno tanto atteso, la mamma è spaventata ma allo stesso tempo sa che ce la farà.
Non esiste “la posizione da adottare in sala parto”, esistono possibili posizioni che la mamma potrà adottare e lei sceglierà la più confortevole.
Negli anni purtroppo il parto è stato medicalizzato e spesso la donna viene obbligata ad adottare la posizione ginecologica classica con una serie di caratteristiche che non agevolano il movimento delle ossa del bacino.
Analizziamo insieme la posizione
Il bacino è bloccato in appoggio sul lettino, le cosce sono divaricate, inoltre spesso alla donna viene chiesto di tirare con le braccia, sollevare la testa come durante il crunch, ispirare, trattenere il fiato e poi spingere più forte che può.
La donna sollevando la testa non riesce a contrarre i muscoli addominali, utilizza quindi il diaframma applicando una spinta verso il basso sui visceri, l’addome si solleva e il muscolo retto si diastasa.
Tutto questo crea una “spinta inefficace” e spesso gli operatori sono obbligati a eseguire la manovra di Kristeller che è la causa del prolasso di organo e incontinenza e che ha conseguenze negative anche sulla parete addominale.
Le “spinte” che si eseguono durante il parto sono molto simili a quelle di quando andiamo di corpo.
Vi siete mai chieste perché non è comodo andare di corpo sdraiati a pancia in su?
In questa posizione i muscoli e le ossa del bacino non sono agevolati ad effettuare la “spinta”.
E perché mai da sdraiate dovrebbe essere facile partorire?
La donna potrebbe scegliere tra svariate posizioni: sulle ginocchia, sul fianco, seduta, in piedi oppure accovacciata, ognuna con specifiche varianti ed eventualmente cambiare se ne avverte la necessità.
Nel caso in cui per qualsiasi motivo si partorisca nella posizione ginecologica è bene seguire alcune indicazioni importanti: durante la “spinta” è necessario espirare portando verso l’interno l’addome, bisogna mantenere la schiena in allungamento magari aiutandosi spingendo con le braccia e le gambe devono essere orientate in modo da avvicinare più le ginocchia che i piedi per permettere il movimento delle ossa del bacino.
Adesso tocca a voi, buon parto!
A cura della Dottoressa Federica Crivellato, fisioterapista Torino