Sappiamo che durante la gravidanza, la diastasi è fisiologica per la futura mamma. Si è sottolineato l’importanza di seguire una corretta alimentazione per la gestione del peso e di allenare i muscoli dell’addome in maniera corretta durante i mesi della gestazione; ma anche il travaglio e il parto sono momenti unici in cui il lavoro che si è svolto sul pavimento pelvico, sulla muscolatura addominale, sulla respirazione devono venirci in aiuto per affrontare quello che in gergo viene definito PARTO POSITIVO.
Il parto è un’esperienza unica e partorire dovrebbe essere un bellissimo momento senza traumi psicologici e fisici.
Durante il travaglio e il parto stesso, può accadere che si sviluppino situazioni che possono essere fattori negativi e che predispongono all’instaurarsi di una diastasi che non si risolve spontaneamente nei 6-12 mesi dal post partum e che quindi diventa diastasi patologica.
IL MOVIMENTO E LA RESPIRAZIONE
Focalizziamo l’attenzione su due aspetti: MOVIMENTO e RESPIRAZIONE.
La donna durante il travaglio e il parto deve essere lasciata libera di muoversi e di gestire come meglio crede il dolore, assecondando il suo corpo. Sappiamo che esistono posizioni facilitanti il parto, queste posizioni aiutano la donna nella gestione del dolore delle contrazioni e della lombo-sacrale, agevolano il pavimento pelvico e facilitano la fase espulsiva.
È importante che ci si distacchi dalle posizioni definite standard e oramai datate e che addirittura provocano un forte stiramento della muscolatura del pavimento pelvico (posizione litotomica). Attraverso la sperimentazione di posizioni agevolanti, il pavimento pelvico viene salvaguardato. Se la postura è facilitante l’espulsione, anche la spinta opportunamente gestita dalla donna non andrà a peggiorare la diastasi. È molto importante imparare una corretta respirazione, in cui la donna riesce in fase espiratoria a coinvolgere tutte le energie necessarie all’espulsione.
Il movimento è la risposta fisiologica al dolore e questo si discosta di molto dalla posizione standard che veniva e in alcuni casi, ancora viene indicata alle partorienti.
La posizione a carponi è indicata per alleviare il dolore, si riesce a assecondare il movimento del bacino e a praticare una spinta dell’espulsione che sia efficace.
Ottima ma poco usata e indubbiamente stancante è la posizione del parto accovacciata. Faticosa dal punto di vista articolare ma facilitante per il pavimento pelvico in cui la spinta espulsiva è assecondata dalla forza di gravità.
Altro fattore importante è saper spingere, senza effettuare il ponzamento addominale. Quest’ultimo generando un aumento di pressione intraddominale, può creare un danno al pavimento pelvico ed essere fattore predisponente una diastasi addominale patologica.
È IMPORTANTE ASCOLTARE IL PROPRIO CORPO
Bisogna ascoltare il proprio corpo, le proprie sensazioni e tradurre queste in una spinta che sia una spinta consapevole e efficace. Il lavoro della consapevolezza del corpo aiuta a generare una spinta che NON sia ADDOMINALE ma che sia in VAGINA. Se ha cognizione del proprio corpo e quindi del proprio perineo, la neomamma riesce a incanalare la forza della spinta nel bacino che è potente e funzionale all’uscita del bambino (visivamente si può proprio immaginare che l’aria entri dalla bocca ed esca dalla vagina).
Curare questi aspetti in gravidanza e nel parto aiutano a ridurre il rischio di lacerazioni o traumi ostetrici nel periparto (come l’episiotomia) e a non sovraccaricare il distretto addominale già diastasato nella gravidanza.
Dott.ssa Mariateresa Moretti, fisioterapista